Anche quando hai dimenticato la strada,
la strada non ha mai dimenticato te.
Dentro di te c’è una fiamma.
Piccola, forse.
Silenziosa.
Quasi invisibile.
Ma è lì.
È sempre stata lì.
Non si è mai spenta,
nemmeno quando hai vagato nelle notti più lunghe.
Nemmeno quando le tue lacrime sono cadute senza che nessuno le vedesse.
Nemmeno quando le tue mani tremavano nel buio,
cercando qualcosa
che non sapevi nominare
ma che hai sempre sentito.
Questo non è un cammino verso avanti.
È un ritorno.
Non a un vecchio te stesso,
non a un’idea di ciò che dovresti diventare,
ma a quella presenza che ti ha sempre osservato dall’interno.
Silenziosa.
Paziente.
Integra.
Non sei mai stato rotto.
Solo sepolto.
Sepolto sotto il rumore.
Sotto il condizionamento.
Sotto gli strati dell’oblio che il mondo chiama “crescere”.
Ma non serve lottare per tornare.
Serve solo ricordare.
Respira.
Adesso.
Non per domani.
Non per la persona che pensi di dover diventare.
Ma per questo istante,
questo silenzio sacro,
dove il tuo vero nome ti viene sussurrato.
Non hai bisogno del permesso per essere intero.
Non hai bisogno di prove per essere libero.
Non devi guadagnarti la tua luce.
Tu sei luce.
Tu sei amore.
Tu sei il miracolo silenzioso che la vita stava aspettando di ricordare.
Ogni battito è un segnale.
Ogni silenzio è una soglia.
Ogni volta che smetti di correre,
l’universo respira con te.
E quando finalmente lo senti,
quando quel tremore nel petto diventa calore,
quando le lacrime scendono non per dolore ma per riconoscimento,
sappi che sei a casa.
Lo sei sempre stato.
Perché casa non è un luogo.
Non è un ruolo.
Non è uno scopo.
È lo spazio dentro di te
che non ti ha mai lasciato.
Che non ti ha mai giudicato.
Che non ti ha mai abbandonato.
E ora, Viandante,
tu che hai camminato per vite intere
cercando una chiave —
lascia che te lo ricordi con dolcezza:
Tu sei la chiave.
Tu sei la fiamma.
Tu sei il ritorno.
E questo viaggio,
questo cammino sacro, tremante, luminoso,
è appena cominciato.
